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FRANCESCO PIRA

I preadolescenti e gli adolescenti mostrano le loro fragilità. Secondo il rapporto UNICEF, nel mondo quasi 46.000 adolescenti muoiono a causa di suicidio ogni anno – più di uno ogni 11 minuti. Principalmente si tratta di giovani tra i 15 e i 19 anni. La fragilità porta tanti giovani
ad affrontare il mondo dello studio e del lavoro con grande apprensione. La difficoltà può
diventare per loro un ostacolo insormontabile.

Francesco Pira
La responsabilità dei genitori e il fenomeno degli Hikikomori

Di fatto, i genitori hanno una grande responsabilità. Fare il genitore non è assolutamente semplice. Chi sceglie di mettere al mondo un figlio sa che lo deve accompagnare lungo un percorso di vita complesso. Gli adulti hanno il compito di trasmettere ai ragazzi valori come l’importanza del confronto con gli altri.

I dati di una ricerca condotta dall’ISS sulla Generazione Z e, in particolare, sulla tendenza al ritiro sociale ci dicono che: “Sono circa 66.000 hikikomori, con incidenza superiore nella fascia 11-13, ovvero quella delle scuole medie. Questo dato sembra essere sovrapponibile con quello del CNR di Pisa, che ha stimato circa 54.000 casi nella fascia 15-19. Combinando i due dati, potremmo ipotizzare che in Italia nella sola popolazione studentesca ci siano tra i 50.000 e i 100.000 hikikomori in fase 1, quella iniziale.”

Ragazzi sempre connessi con il mondo virtuale e sempre più soli. Purtroppo, vivono la loro vita chiusi in una stanza al buio e senza avere un rapporto reale con i loro coetanei. Questo è inaccettabile ed è necessario trovare delle risposte che non possono essere banali, o legate al caso di cronaca, ma devono essere incisive in termini di processi educativi. Le nuove tecnologie possono offrirci tanto, ma è giusto utilizzarle con consapevolezza e non possono diventare una dipendenza.

Il ruolo degli adulti nell’educazione dei giovani

I grandi non possono parlare con i bambini, con i preadolescenti e gli adolescenti con il linguaggio dei loro tempi, perché i giovani comunicano con codici completamente diversi. Gli adulti non possono continuare a essere “adultescenti” e devono comprendere che sono in atto emergenze educative che vanno risolte, soprattutto in relazione alla violenza.

Le agenzie educative devono educare al rispetto verso un altro essere umano e verso la vita. A cosa serve celebrare alcune date, come l’8 marzo o il 25 novembre, se non siamo capaci di cambiare i nostri comportamenti? Troppi gli episodi di violenza e troppi i femminicidi. Persino le proiezioni dell’intelligenza artificiale non tengono conto della parità di genere e a dirlo sono alcune indagini.

I problemi non si superano se non lavoriamo sulla cultura e sulla parità di genere. I giovani ci chiedono di porre attenzione al gender fluid. Una persona fluida non ha un’identità di genere, né una sessualità costanti nel tempo. Ecco perché “è fluida”. Chi vive questa fluidità si sente arricchito dalla sua pluralità. Un argomento che andrebbe trattato a tutti i livelli e soprattutto istituzionalmente.

Le scuole devono avere gli strumenti per raccogliere e capire le tante domande che i ragazzi si pongono. Una questione che viene vissuta con poco interesse e rispecchia, come dice un amico filosofo, l’era del “superficialismo”. Non possiamo conservare, o continuare a preservare, schemi mentali e stereotipi. Non ci preoccupiamo abbastanza di quanto sta accadendo e gli adulti non ragionano sulle questioni serie.

Allora, è opportuno che i genitori siano formati, preparati e dediti all’ascolto dei figli. La società deve essere in grado di trovare nuovi “anticorpi” e sono convinto che riuscirà a trovarli solo grazie all’impegno da parte di tutti.

Francesco Pira