“Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?” Chi non ha mai ascoltato questa domanda?

Nadia Accetti

Per alcuni è un gioco, ma per molti di noi, soprattutto donne, è un vero
supplizio. Io oggi, dopo oltre dieci anni di anoressia, bulimia, abbuffate, uno stupro vissuto
a 16 anni, ho fatto pace con questo meraviglioso strumento che è lo specchio. Lo specchio,
ho capito, non può essere il nostro padrone. Lo specchio è diventato un mio carissimo amico.
Dedico la mia vita affinché possa diventarlo per tutti, perché lo sguardo con il quale lui ci
guarda è uno sguardo di verità.

La fame di verità, di vita e di giustizia che rappresentano la malattia dei disturbi alimentari può
essere sfamata solamente con la bellezza della verità. Sono caduta in questa malattia perché
non ho abbracciato le mie fragilità. La fragilità deve diventare il nostro punto di forza. Io non
riuscivo a guardarmi allo specchio senza piangere. Per anni guardavo solo il mio volto. Oggi
invece dico: “Caro specchio, eccomi”. Perché è come se dicessimo “caro mondo, eccomi”. Lo
specchio deve ricordarci il capolavoro che siamo.

Mi sono inventata nelle scuole un adesivo che abbiamo messo in più di cento istituti del Lazio
e di altre regioni, che recita: “Ricordati che sei un capolavoro, ricordati che devi sorridere,
sei un’opera d’arte, sei meravigliosa/o”. Auspico che la mia testimonianza, l’azione della mia
associazione DonnaDonna Onlus, insieme a quella di tanti professionisti e istituzioni, possa
far ricordare dalla mattina alla sera quanto speciali, uniche e irripetibili noi siamo.

Ognuno di noi lo è. Ognuno ha il dovere, ha il diritto di dare il meglio di sé a se stesso e agli altri. Perché il mondo ha bisogno di noi così come siamo, migliorandoci, valorizzandoci ma accettando la nostra fragilità, la nostra unicità. Ho odiato il mio corpo, la mia femminilità. Non sentivo più il gusto della vita. Guardiamoci con amore. Gustiamo insieme la vita e caro specchio, eccomi!

Nadia Accetti